Sei in > formaggio.it > News > Consumer > L’Editoriale / Quando il cibo e i formaggi “sconfinano” nell’arte

A Modena non si accetta che luoghi deputati all’arte siano “occupati” dall’Expo, mentre a Parigi l’artista Nicolas Boulard lavora con i formaggi

di Giovanni Bertizzolo

Il tema è affascinante. E insidioso. In molti sostengono che il cibo, inteso non solo come prodotti, ma come insieme di conoscenze e pratiche di produzione con ricadute sociali ed economiche sui territori, sia “cultura” tout court. Non è cosa nuova che l’arte s’interessi alla tradizione culinaria. Non per niente la parola “food”, rigorosamente in inglese, per distinguerla, forse, dal più prosaico termine italiano “cibo”, ha fatto la sua comparsa da anni a fianco di altre parole, anch’esse in inglese, come art e design.
La convivenza tra cibo e arte non è comunque facile.

Quando si osa qualcosa in più, infatti, si trascende, si grida allo scandalo. Com’è successo a Modena, città dello chef e del ristorante n. 1 in Italia e tra i top del mondo, ovvero il tristellato Massimo Bottura, patron dell’Osteria Francescana, a cui è stata affidata la regia, nei mesi di Expo 2015, del “PalatiPico”, alias “Villaggio del Gusto”, nella Palazzina Vigarani, celebre spazio dedicato a mostre di arte antica e contemporanea, nei Giardini Ducali della città. La cosa non è piaciuta al direttore della galleria Marco Pierini, che si è dimesso. Una scelta che ha spaccato il mondo accademico. L’edizione bolognese del quotidiano “la Repubblica” senza conoscere ancora il progetto, che verrà svelato a giorni, ha titolato “Tortellini e zampone sfrattano le opere d’arte dalla Galleria Civica di Modena”, riferendosi alle mostre già in calendario, per le quali sindaco Muzzarelli ha garantito di trovare posto.

E stiamo parlando di un territorio, il Modenese, che mette insieme l’Aceto Balsamico Tradizionale Dop, il Parmigiano Reggiano Dop, il Cotechino e Zampone Igp, solo per citare i prodotti top. Sostanzialmente, quindi, in un contesto che vedrà l’alimentazione assurgere a cordone ombelicale del mondo, come sarà, appunto, l’Expo, non si accetta o si accetta tra i mugugni il fatto che l’enogastronomia “occuperà” luoghi deputati all’arte in senso stretto.
Accanto a questi episodi incresciosi, però, ce ne sono altri che ci calano in una prospettiva creativa più interessante.

A Cuneo, ad esempio, i workshop e le esposizioni del laboratorio transfrontaliero e interdisciplinare “Market Zone”, hanno investito per due anni consecutivi il tradizionale mercato cittadino, amplificando la specificità territoriale della produzione agroalimentare grazie all’intraprendenza di 19 tra artisti, architetti, designer e graphic designer italiani e francesi.
Un successo i cui risvolti hanno raggiunto il centro di Parigi, sotto forma di un evento che ha siglato una tappa importante della collaborazione tra l’artista francese Nicolas Boulard e il caseificio La Meiro di Castelmagno, presidio Slow Food.

A fine 2014, infatti, alla galleria Air de Paris si è tenuta la cerimonia conclusiva del progetto “Specific Cheeses”, con la degustazione delle 12 differenti forme di formaggio prodotte dal caseificio dentro i calchi creati dall’artista. “Specific Cheeses” si sviluppa dall’intuizione che il formaggio e la forma artistica possano essere ricondotti a una processualità condivisa. L’artista ha quindi coinvolto Giorgio Amedeo, titolare dell’azienda agricola, in un esperimento volto a mettere in crisi la separazione tra ambiti diversi della tradizione culturale.

Una cerimonia di degustazione ha chiuso il cerchio tra l’atelier dell’artista e il contesto di produzione casearia.
Un evento nel quale il piacere del palato si è legato al piacere estetico della forma, a quello intellettuale del disquisire di storia e trasformazione e a quello emotivo della collaborazione tra persone appartenenti a contesti culturali diversi, riuniti nel semplice gesto di tagliare e mangiare formaggio.  
Tutto questo cos’è se non arte?

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