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Il regime dell’inversione contabile per l’Iva richiesto per bloccare alcune delle più abusate forme di evasione. Ma non solo…

di Giovanni Bertizzolo

Da una parte il Governo, che la identifica come una mossa nevralgica nella lotta all’evasione, in grado di stroncare alcuni dei raggiri tributari più insidiosi. Dall’altra, la Grande distribuzione organizzata, che la vede come una minaccia alla sopravvivenza. In mezzo, il nodo del contendere: la cosiddetta Reverse charge.
Il governo, infatti, sta valutandone la possibile introduzione per l’Iva, una sorta di inversione delle regole per il versamento dell’imposta più evasa. Ora a versare è il venditore, che fattura e poi paga al fisco. In futuro, nel percorso della cessione di un bene, sarà l’acquirente (tranne quello finale) a pagare, con un’autofattura.

Nell’ultimo passaggio spetterebbe dunque al commerciante il versamento sia della quota di Iva sull’acquisto del bene, sia di quella sulla vendita finale. Il fisco otterrebbe il blocco di alcune forme di evasione piuttosto diffuse e si arriverebbe anche a una semplificazione tributaria, eliminando la formazione di crediti fiscali.
Tecnicamente, un emendamento del governo andrebbe a modificare l’art. 44, comma 7, lettera a, del disegno di legge di stabilità 2015.

Il regime dell’inversione contabile è già in parte previsto per il settore edilizio e la cessione di energia. Adesso andrebbe a coinvolgere la Gdo, quindi ipermercati, supermercati e discount alimentari, quindi il canale di sbocco commerciale più importante dei formaggi Dop (e non solo).
La reazione della Gdo è addirittura scomposta. Forse perché a livello commerciale è abituata a fare la voce grossa e a dettare le condizioni, mettendo da decenni in difficoltà la filiera produttiva, e non viceversa.

Francesco Pugliese (amministratore delegato di Conad): “Con la  Reverse charge i retailer dovrebbero assolvere l’obbligo Iva sui prodotti acquistati che però poi cedono al netto dell’imposta ai loro negozi. Per le insegne questo si tradurrebbe in un accumulo di crediti Iva che solitamente lo Stato rimborsa in tempi lunghi, almeno un anno e mezzo. Chi sarà in grado di reggere?”.
Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione: “La Reverse charge creerà difficoltà finanziarie e contribuirà ad aumentare i costi organizzativi, mettendo a repentaglio la capacità del settore di continuare a operare in favore dei consumatori”.

Al di là della retorica di Cobolli Gigli, ci sentiamo di dire che la Gdo in generale ha spalle forti, patrimoni importanti e capitali sociali elevati. Quindi, è in grado di superare agevolmente un ostacolo come quello prospettato.
Ma, soprattutto, se la Reverse charge entrerà in vigore, finirà quella sorta di meccanismo a ”scaricabarile” nel quale, tra pagamenti e compensazioni, l’Iva pesa alla fine solo sul consumatore finale. Una disparità di trattamento troppo ingiusta per non intervenire. Meglio tardi che mai.

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