La discussa faccenda delle quote latte è nota da tempo. Meccanismo introdotto nel 1984 dalla Ue, è un prelievo finanziario supplementare imposto agli allevatori che hanno prodotto oltre i limiti consentiti. Un sistema di politica agraria comunitaria che vide subito l’Italia penalizzata, in quanto le vennero assegnate quote latte inferiori a quanto veniva prodotto. La Guerra del Trent’anni finora è costata al nostro Paese 4,4 miliardi di euro e non è finita qui, nonostante il meccanismo sarà abolito nel 2015.

Il conto finale deve ancora arrivare. E sarà salatissimo. Perché di certo c’è che bisogna riscuotere 800 milioni dagli allevatori inadempienti.
Per recuperare in parte le somme dovute, ma anticipate dall’Italia all’Ue (c’è da tener presente che gli “irriducibili” non hanno nessuna intenzione di pagare, nonostante le cartelle esattoriali stiano per essere compilate e passate alla Guardia di finanza per le notifiche: sono circa 700 aziende che devono sborsare mediamente oltre 1 milione di euro a testa e che già hanno rotto ogni dialogo rifiutando il programma di pagamenti senza interessi rateizzati in 14 anni, da tutti giudicato molto conveniente), il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina avrebbe un’idea. Lo rivela Edmondo Rho sul numero di Panorama in edicola.

Il ministro è pronto a chiedere l’intervento dell’Ismea, Istituto di servizio per il mercato agricolo alimentare, una specie di Cassa depositi e prestiti dell’agricoltura. Un piano ardito, ma qualcosa bisogna ben fare visto che, per altro, all’inizio del suo semestre di presidenza europea, l’Italia ha ricevuto dalla Commissione Ue un provvedimento motivato, anticamera di una nuova possibile sanzione, per il “ritardo e l’inefficienza nel recupero dei prelievi dovuti dagli allevatori per il superamento delle quote latte”.
Nei prossimi giorni ne sapremo di più.