Sei in > formaggio.it > News > Economy > L’Editoriale / Ttip, mentre la Ue tratta con gli Usa, loro vanno in Cina con i tarocchi

Gli yankee stanno dialogando con la Cina per assicurarsi l’esportazione dei loro formaggi. Contraffazioni dei nostri Dop

di Giovanni Bertizzolo

Ce la stanno facendo sotto il naso. Mentre la Ue studia le mosse sullo scacchiere dei trattati per la libera circolazione delle merci con gli Usa (Ttip), difendendo con i denti l’imprescindibilità della protezione delle indicazioni geografiche, gli yankee cosa ti combinano? Cercano l’intesa con la Cina per assicurarsi l’esportazione sul mercato cinese di quei formaggi che imitano gli originali italiani ed europei.

Detta papale, papale, in questo modo gli Stati Uniti potranno bellamente portare in Cina i loro formaggi che usurpano i marchi italiani di origine protetta: dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal Pecorino all’Asiago e via discorrendo.
Il negoziato Usa-Cina è vicino alla conclusione, purtroppo. Tanto più preoccupante se consideriamo che fa parte dell’ancora più importante Trattato Transpacifico (Washington al tavolo con una quindicina di potenze del Pacifico, tra cui Australia, Giappone e Corea del Sud), il che non può che ipotizzare pesanti ripercussioni sulle strategie casearie italiane.

Perché un libero mercato del tarocco ruberebbe altre quote alle nostre produzioni originali, che già perdono 60 miliardi di euro all’anno nel mondo per via della contraffazione. E un semaforo verde al formaggio potrebbe dar via libera ad altri accordi della stessa natura.
Sì, ce la stanno facendo sotto il naso. Proprio nell’anno in cui ospitiamo l’Expo. Come dire, la beffa oltre al danno. Sul Ttip, che, tra gli scopi, ha il taglio dei dazi, l’uniformità dei criteri di produzione industriale e la creazione di un’area di libero scambio tra i Paesi, non ci sono novità di rilievo e questo stato di impasse non rende di certo sereni.

Per giunta, i rumors che arrivano da Bruxelles non incoraggiano all’ottimismo. Si mormora, infatti, di una possibile retromarcia della Ue nella difesa dei marchi e dell’origine controllata dei prodotti alimentari, pur di sbloccare la trattativa con gli Usa.
Paolo De Castro, relatore del Ttip per l’Europa, smentisce: “Non c’è nessun sacrificio. Gli Stati Uniti sanno che sull’alimentare dovranno cedere alle regole europee, perché la bilancia commerciale pende a nostro favore. L’Europa esporta negli Stati Uniti cibo per 17 miliardi di euro e ne importa 10 miliardi, soprattutto sotto forma di materie prime. Mentre noi vendiamo prodotti ad alto valore aggiunto. Comunque la trattativa sarà votata al Parlamento europeo: se non sarà convincente, sarà bocciata”.

La trattativa, già. E’ vero che sull’agroalimentare noi contiamo. E’ vero che, a priori, possiamo mostrare i muscoli. Ma allora perché ci siamo impelagati in una trattativa e non abbiamo imposto fin da subito agli Usa il nostro volere? Loro l’hanno fatto, eccome. Dal Ttip, infatti, hanno escluso l’elettronica. Si sentono talmente forti in quel settore che non accettano ingerenze nel loro mercato. Se loro hanno l’elettronica, però, noi abbiamo l’agroalimentare. Eppure siamo ancora qui a elemosinare un qualcosa che si chiama qualità e che tutela il consumatore. Senza riuscire a rimuovere quell’imbarazzante sentore che ce la stanno facendo sotto il naso.

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