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Latte, formaggi, ricotta, burro e chi più ne ha ne metta, hanno sempre fatto parte dei riti e delle pratiche religiose compiute dall’uomo. Diversi sono i significati, come altrettanto diverse sono le finalità. Da sempre il latte è presente non solo nei riti religiosi, soprattutto orientali, ma anche nei miti riguardanti la creazione o il Paradiso.

A tal proposito per molti secoli si pensò (con varianti diverse, a seconda delle religioni e dei testi religiosi) che e nel Paradiso Terrestre scorressero fiumi di latte e miele. Tale bevanda era infatti considerata nutrimento per eccellenza delle divinità e, al tempo stesso, premio per gli uomini giusti; non a caso nella Bibbia della terra promessa scorrevano fiumi di latte e miele. Tutto ciò non è un caso isolato, in altri testi è presente questa convinzione, segno che il latte era considerato una bevanda divina, associata alla vita e ai suoi inizi, donava quindi vigore spirituale e corporale.

Latte e formaggi rientrano da sempre nelle preparazioni culinarie con cui gli uomini di religioni differenti festeggiano vari eventi religiosi: durante Shavuot, festa ebraica che commemora il dono della Torà a Mosè, vengono consumati cibi a base di latte; in modo analogo durante Diwali, festa induista che festeggia la vittoria del bene sul male, viene preparato un dolce caratteristico: il khoya laddu, a base di ricotta. Anche nella tradizione cristiana, come è stato affrontato in un precedente articolo, vi sono molte preparazioni a base di ricotta e formaggi, confezionate per festeggiare ricorrenze religiose.

Esse rientrano anche in divieti religiosi: “non cuocerai il capretto nel latte di sua madre” (Dt 14, 21), precetto ebraico molto conosciuto ed steso anche al consumo dei derivati del latte associati alla carne; anche nel Jainismo si è attenti a non utilizzare il latte contemporaneamente ad alcuni prodotti. La “candida bevanda” era quindi anche il mezzo attraverso cui la parte divina si associava a quella umana, consumarla in tempi e modi non regolati e stabiliti era un grave affronto non solo alla divinità ma anche verso l’intera comunità. L’arte testimonia bene questa presenza, come è dimostato nei due esempi che ora vi propongo.

Nell’opera “Madonna con Bambino”, 1500-1510, di Quentin Metsys (Berlino, Gemäldegalerie), il burro, derivato del latte, simbolo del nutrimento materno fa riferimento alla maternità della Vergine. Il burro inoltre era un alimento molto nutriente, dato ai bambini piccoli con l’intento di rinforzarne la salute assume in varie religioni un aspetto divino, rientrando in rituali e feste. Molti quadri di matrice non sacra mostrano scene in cui il burro viene dato ai più piccoli.

Va ricordato inoltre che nell’esegesi biblica il burro rappresenta l’umanità di Cristo in contrapposizione al miele, che simboleggia la Sua natura divina. Il bicchiere vuoto (privo del vino), simboleggia il sangue di Cristo e fa riferimento alla Passione a cui è predestinato. Anche in opere che raffigurano scene non cristiane ma di altre religioni il latte e i suoi derivati sono i protagonisti delle vicende narrate.
Nella seconda opera qui presente, di Jacob Jordaens, “Come i vecchi cantano i giovani suonano il flauto”, 1638, (Anversa, Musèe des Beaux-Arts) troviamo un esempio di quanto appena affermato. Il burro è un chiaro esempio dell’influenza della Palestina su una mensa fiamminga; può essere quindi inteso come un alimento che unisce l’Antico e il Nuovo Testamento. L’opera non documenta solo uno spaccato di vita ma anche e soprattutto le tradizioni alimentari unite alla tavola: il vecchio cantore con il kippah, caratteristico copricapo ebraico, identifica, infatti, la matrice religiosa in cui si svolge la scena.

Anche in letteratura vi sono numerosi esempi, non solo in opere letterarie, ma anche in trattati e trattazioni più specifiche. Ancora una volta il viaggio che ho voluto affrontare con voi, seppur breve, ha voluto dimostrare l’importanza del latte e dei sui derivati nella cultura umana, comprese le tradizioni e le pratiche religiose passate e presenti; nutrimento per il corpo e per l’anima, veicolo che unisce l’aspetto materiale a quello spirituale e ci porta, quasi inevitabilmente, alle nostre origini.

ERRATA CORRIGE: nel pezzo pubblicato il 18 maggio cito il formaggio di fossa per indicare una forma probabile di associazione tra la produzione di un particolare tipo di formaggio e uno o più eventi ti natura bellica. E’ chiaro tuttavia che, come ho ricordato in precedenti articoli, le prove certe di queste attribuzioni non ci siano ancora, ovvero si parla di supposizioni; nonostante ciò tra le ipotesi che circolano maggiormente c’è quella che ho menzionato. Ritengo doveroso fare questa precisazione per evitare fraintendimenti di natura culturale che potrebbero risultare spiacevoli e lungi da me il voler far passare ipotesi di una mia superficialità nella ricerca e verifica delle fonti.

 

 

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