Il formaggio nel ricordo dei nostri scrittori
Il formaggio affiora nel ricordo di molti scrittori italiani e diventa il protagonista non solo di piccoli o grandi pezzi di storia narrati attraverso romanzi e poesie, ma anche in componimenti privati o sottoforma di lettere, costituendo così un legame che va ben al di là della produzione letteraria, e diventa una manifestazione nel singolo del forte rapporto che lega il popolo italiano con questo prodotto.
Tale sinergia (perché in fondo è di questo che si tratta), assume sfaccettature diverse a seconda dell’autore. Per Corrado Alvaro, come è già stato affrontato, esso diventa quasi un prodotto magico quando descrive il latte che bolle nei grandi contenitori in rame.
Per D’Annunzio assume valenze diverse: da un lato si tramuta in ricordo dei piatti tipici della sua regione di cui diviene protagonista, dall’altro strumento di gioco o testimonianza del tipico formaggio con i vermi.
E’ con Leopardi, però, che esso entra nella vita privata dell’artista divenendo oggetto di ricordi e discorsi privati, come nelle lettere che il poeta invia al padre; qui di seguito ne abbiamo un chiaro esempio: “ (…) Il dono che ella mi manda mi sarà carissimo, e mi servirà per farmi onore con questi miei amici, presso i quali trovo che l’olio e i fichi della Marca sono già famosi, come anche i nostri formaggi che qui stimano più del parmigiano, il quale non ardisce di comparire in una tavola signorile: bensì vi comparisce una forma di formaggio della Marca, quando se ne può avere, ed è cosa rara”,(Bologna, 8 febbraio 1826).
Esso può diventare anche un vero e proprio dilemma concettuale del protagonista di un’opera o di un romanzo; è quello che avviene con Italo Calvino in Palomar, del 1983. Nel romanzo Palomar si trova in una formaggeria e non può fare a meno di pensare ad una possibile classificazione di tutti i formaggi “ (…) a seconda delle forme (a saponetta, a cilindro, a cupola, a cipolla) a seconda della consistenza (secco, burroso, venoso, compatto) a seconda dei materiali estranei presenti nella crosta o nella pasta (uva passa, pepe, noci, sesamo, erbe, muffe)”
In ultima analisi è bello concludere questa riflessione con il ruolo che il formaggio può avere in poesia; in “le verità” della poetessa Alda Merini, il nostro protagonista diventa parte stessa della verità che, nei resti di cibo sparsi sulla tavola dopo aver mangiato, non è solo testimonianza dell’atto compiuto ma parte importante del vissuto.
“ (…) Le verità
sulla tavola dopo la cena
croste di pane e formaggio
un dito di vino, più che un assaggio! (…) ”
Questa pluralità di tematiche anche in campo letterario non può che confermare l’importanza dei formaggi nel tessuto culturale italiano, espressione del saper fare di tanti nostri progenitori.