Sei in > formaggio.it > Aldo Lissignoli > Il formaggio in proverbi e frasi celebri: un percorso culturale inusuale

Negli articoli che ho scritto fino ad ora ho analizzato la presenza del formaggio nell’arte e nella letteratura e tutte le implicazioni di carattere sociale e culturale che comportano. È possibile tuttavia tracciare un percorso alternativo? Può l’analisi di proverbi, detti popolari e frasi celebri mettere in luce la storia intricata di questo straordinario prodotto?! La risposta a questa domanda non può che essere affermativa, a tal proposito ho già parlato del famoso proverbio “al contadino non far sapere quant’è buono il cacio con le pere”, e tutte le implicazioni che esso ha comportato.

Facciamo però ora qualche passo più a fondo e partiamo proprio da qui, due altri esempi sono assimilabili a questo: “formaggio, pere e pane non è pasto da villano” ma anche “formaggio, pane e pere, pasto da cavaliere”. Entrambe queste affermazioni sono assimilabili al discorso fatto per il proverbio citato sopra e potrebbero essere un sunto delle concezioni culturali e sociali legate al modo di mangiare (gli abbinamenti segno di distinzioni sociali e di conoscenza delle teorie mediche). Ma la saggezza popolare non si ferma certo qui, da buon bresciano non posso dimenticare un famoso detto popolare della mia terra: “la boca le mia straca se la sent mia de aca” (la bocca non è stanca se non profuma di vacca); questo proverbio è molto più di una semplice ma antica espressione dialettale, è la testimonianza viva e concreta del ruolo che aveva il formaggio in un pasto e della sua posizione.

Del resto non è un caso se anche Anthelme Brillat-Savarin, politico e gastronomo francese della seconda metà del Settecento affermò: “Un dessert senza formaggio è come una bella donna a cui manchi un occhio”. Queste due espressioni appartenenti a ceti sociali diversi ma con una chiara origine comune sono un punto fondamentale per capire non solo la collocazione del formaggio in un pasto ma la sua funzione; già nel Medioevo i medici e i trattati di dietetica sostenevano che consumato alla fine esso potesse “sigillare la bocca dello stomaco” favorendo così il processo di digestione degli alimenti. Appare chiaro come in questo caso l’analisi di un proverbio possa fornire indicazioni molto utili sia dal punto di vista storico che culturale.

Ma il formaggio diviene il protagonista anche in frasi di personaggi celebri che identificano quindi, attraverso tali espressioni, il forte legame che può esistere tra un prodotto e un popolo o, in modo più generale un Paese. È il caso della frase di Clifton Paul Fadiman, intellettuale americano del secolo scorso: “Formaggio… La corsa del latte verso l’immortalità”, affermazione che non ha solo un risvolto poetico e filosofico ma, in ambito gastronomico, fornisce spunti di riflessione sul rapporto tra il formaggio e il tempo e quindi indirettamente sull’abilità dell’uomo e sulla sua capacità, attraverso i metodi di trasformazione e conservazione, di avere risorse alimentari in periodi dell’anno in cui queste non sarebbero potute essere disponibili (argomento di cui ho già ampiamente parlato).

A volte però il formaggio può essere il protagonista di frasi che delineano la forte eterogeneità di una popolazione, la presenza all’interno di essa di culture diverse, di modi di pensare difformi o addirittura fortemente contrastanti. Un esempio di ciò lo troviamo in una frase di Charles de Gaulle, generale e politico francese, che riassume in poche parole quanto ho appena descritto: “Come si può governare un paese che ha 246 varietà di formaggio?”.

Sebbene il mio viaggio termini qui, gli esempi che potrei citare sono tanti, differenti nelle forme ma tutti riconducibili alle tematiche che ho esposto. Con questo viaggio ho voluto dimostrare che la cultura legata al formaggio e la sua presenza all’interno dei sistemi culturali dei vari popoli sono aspetti fondamentali che meritano la giusta attenzione; semplici proverbi o detti popolari sono il retaggio di culture e credenze antiche che hanno segnato il modo di concepire il cibo e indirettamente influenzano ancora oggi il nostro modo di mangiare e, in senso più ampio, rapportarci con esso. Del resto chi non ha mai mangiato almeno una volta nella propria vita un pezzetto di formaggio a fine pasto?!

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