Sei in > formaggio.it > Michele Grassi > A proposito di animali, di uomo e di alterazione “sociale”

Negli ultimi anni in campo alimentare stanno avvenendo mutazioni veramente importanti, e non sempre, a mio parere, favorevoli alle tradizioni che l’uomo ha tanto fatto per mantenere. Questi cambiamenti sono determinati dalla volontà di molti di salvaguardare gli animali da ogni maltrattamento e, soprattutto, da macellazione.

Molti consumatori, per amore degli animali, decidono di non avvalersi di alimenti che derivano, strettamente o anche lontanamente da animali allevati per scopi alimentari.
E va bene, ognuno di noi ha il diritto di pensare come desidera, di alimentarsi come preferisce e di amare gli animali in modo anche ossessivo.

Io sono fra quelle persone che amano gli animali, dal cane al gatto al lupo alla vacca alle pecore. Insomma mi piace pensare che l’uomo non deve maltrattare nessun genere di animale. Ma sono anche convinto che l’animale non deve mai essere posto prima dell’uomo. Purtroppo ciò accade sempre più spesso, tanto da preferire, nel caso tornassimo a parlare di allevamento e di formaggi, la morte della pastorizia per salvaguardare l’agnello pasquale o non pasquale.

Quest’eccesso di animalismo non fa bene all’uomo. Oggi, che si sta facendo molto per salvare la natura, i prodotti agroalimentari dei quali una grandissima parte sono carne e formaggio, ci viene da pensare anche a quale grande contraddizione sarebbe abolire la macellazioneCiò significherebbe abolire la pastorizia, l’allevamento e di conseguenza il formaggio, ma anche i prati e il pascolo tanto indispensabile all’ecosistema. 

Recentemente in una nota trasmissione televisiva si denunciavano dei poveri disgraziati che possedevano alcune pecore e conigli e li “allevavano” in luoghi poco consoni a essere tenuti. È vero, vi sono famiglie che mantengono animali senza il controllo sanitario, ma bisogna anche verificare quali sono le condizioni, non solo degli animali posseduti, ma anche dei possessori di tali animali. Proprio poche sere fa la nota trasmissione denunciava la situazione di alcune pecore ma non affrontava minimamente il caso “umano” che ci stava a monte.

Come si può accusare dei poveracci che vivono di quelle poche pecore, delle quali si cibano, e che a volte vendono alcuni agnelli, veramente pochi visto i pochissimi capi posseduti? Vedete, non ci si può dimenticare dell’uomo e dei suoi problemi, anche se, nei confronti degli animali, commette infrazioni. Ma come si possono denunciare casi così tanto estremi, addirittura affermando che la carne di tali animali può essere pericolosa? Avete mai sentito parlare di malattia o morte per aver mangiato agnello?

Mi viene da pensare allora che certi esponenti del mondo animalista e certi giornali, anche televisivi,travisano il vero significato di animalismo dimenticando completamente i valori dell’uomo e della sua vita.

Si passa dalla notizia che concerne la salvaguardia dell’alimentazione italiana, della dieta mediterranea, degli alimenti di derivazione animale come i formaggi, per passare alla notizia del ritrovamento di uno pseudo allevatore che, solo per campare, mantiene alcuni capi di pecore come si faceva una volta.  Diamo a questo povero accusato la possibilità di mettersi in regola con la stalla, con gli animali. Diamo a lui la possibilità di formarsi e di apprendere le nozioni basilari dell’allevamento. Diamo a lui i “soldi” per fare ciò, perché se opera in difformità dalle normative, magari è proprio per una questione economica. E, oggi, regolamentare una situazione precaria è molto complicato. È giusto quindi accusare, denunciare, far intervenire Polizia e Forestale senza aver capito la natura reale di ciò che accade in quella disgraziate famiglia? Prima l’animale e poi l’uomo?
Io sto, in primis, con l’uomo.

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