Sei in > formaggio.it > News > Consumer > Bitto storico, il 10 maggio un’asta record: si parte da 2.000 euro

Da Bolaffi a Milano saranno battute ben 17 preziose forme di “storico”: intere, a metà, a quarti. Le più vecchie risalgono al 2000

Mercoledì 13 maggio nello show room “Miroglio Piazza della Scala” di Milano, Aste Bolaffi SpA, in collaborazione con Slow Food, venderà all’incanto vini rari e pregiati di vecchie annate, a cui verranno abbinati distillati e prodotti di gastronomia altrettanto particolari. Tra questi, varie forme di Bitto storico e di Parmigiano Reggiano (del Caseificio Santa Rita).

Nell’occasione, il Bitto storico vivrà una delle sue grandi giornate. Un’asta come mai prima d’ora si era vista. Con ben diciassette le forme di “storico” che verranno battute. La maggior parte intere, qualcuna a metà, qualcuna a quarti.  Le forme più antiche sono due del 2000: dell’Alpe Ancogno soliva (Mezzoldo, Bg) opera del mastro casaro Carlo Duca di Talamona (So). Pesano 17 kg l’una e la base d’asta è di 2.000 euro l’una (118 euro il kg). I precedenti erano ben diversi.  Il 19 dicembre 2011 (in vista del Natale) a Parigi, all’Hôtel Marcel Dassault, negli Champes-Elysées, era andata all’asta (casa d’aste Artcurial) una forma di Bitto del 2004 per 1000 euro. Nell’occasione, i prodotti gastronomici provenienti da diversi Paesi erano stati selezionati dal giornalista enogastronomico Bruno Varjus.

 

Il secondo precedente è quello di Bra (nel contesto di Cheese) del 19 settembre 2011. Vennero battute tre forme, una del 1996, una del 1997 e una del 1998.  Complessivamente le tre forme furono battute per 6 mila euro. La più vecchia, quella del 1996, fu protagonista di una storia particolare. Se l’aggiudicò Virginio Cattaneo, patron del ristorante hotel La Brace di Forcola (So) e socio dalla fondazione della società Valli del Bitto. La forma tornò in Valtellina ed è rimasta nel “Santuario del Bitto” (la casera di Gerola alta). Oggi essa è pronta per la nuova asta. Per entrare nella leggenda.

Va ricordato che l’asta ha un fine etico: come anche nel 2011, infatti, l’incasso sarà devoluto alla campagna di Slow Food 1.000 orti per l’Africa.

 

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