Sei in > formaggio.it > Michele Grassi > Alimentarsi con il formaggio non è consuetudine, utilizziamolo con gioia e un pizzico di interesse
Il formaggio ha una storia talmente antica che, oggi, è entrato a far parte del nostro DNA. Vero è, che mangiare formaggio risulta per la stragrande maggioranza dei consumatori, un fatto abitudinario, a volte banale. Anzi, spesso, a tavola non ci si accorge di ingurgitare la fettina che abbiamo porzionato dalla forma posta sul tagliere in tavola.
Ecco che la cultura del buon mangiare, a tavola, svanisce, diventa atto di alimentazione per il solo sostentamento del nostro corpo, magari facendo attenzione solo alla quantità senza pensare alla qualità e alle caratteristiche organolettiche.
Sono molte le definizioni date di qualità, tanti sono gli studiosi o le persone che hanno fatto la storia che si sono espresse per definire qualità. Tutte però giungono a concludere che la qualità è espressione di chi poi fruisce del prodotto che mangia, che assaggia, che degusta.
Ecco allora il problema che emerge dal nostro “mangiare a tavola”, quello che ci vede seduti, o spesso in piedi con fretta, a mangiare magari guardando la TV che ci distrae del tutto da ciò che stiamo facendo, così che, in quel momento, stiamo perpetrando un atto comune e frequentissimo della nostra vita.
Ma non dev’essere così, soprattutto se nel piatto o a fianco dello stesso, abbiamo a disposizione una fetta o una cucchiaiata di formaggio.
Il fatto che mangiamo il formaggio, magari tutti i giorni, non ci deve far dimenticare che questo è prodotto dell’indotto agro-alimentare non solo ha una storia, come accennavo precedentemente, ma ha anche una filiera di produzione che vede fasi incredibilmente diverse, dalla produzione delle materie prime, i foraggi ed altre fonti di sostentamento, all’allevamento delle lattifere, alla loro mungitura e poi mi fermo per non dover elencare tantissime altre fasi che portano il latte a diventare un formaggio a volte ultra stagionato.
Solo per questo aspetto, che per essere approfondito occorrerebbero almeno altri 15 giorni di scrittura, si deduce che quando mangiamo il formaggio non dobbiamo ingurgitarlo in modo passivo, freneticamente, e magari con la bocca che sta masticando altri alimenti, ma dobbiamo essere consapevoli di ciò che facciamo anche solo per rispetto di chi faticosamente lo produce.
Il formaggio quindi non dev’essere considerato un alimento qualunque, ma “l’Alimento” come spesso mi trovo a dire e a specificare che inserire la A maiuscola non è un errore grammaticale.
A tavola il formaggio dev’essere sempre presente ma, come sempre facciamo con il vino del quale siamo tutti intenditore, dobbiamo comportarci altrettanto con il formaggio. Innanzitutto lo dobbiamo osservare, annusare, e poi metterlo in bocca. 
Non vi sto chiedendo di ottemperare ad una degustazione quotidiana ma neppure all’abbuffata che impedirebbe di provare soddisfazione, ma di assaggiare con curiosità il pezzetto di formaggio, badate ho detto pezzetto, per capire quanto ci sia di buono nel miglior amico dell’uomo.
Si, il formaggio è il miglior amico dell’uomo, perché non solo ha fatto la nostra storia, ma è vivo, e si lascia mutare, con il tempo che rimane a maturazione, fino a quando non decidiamo che è degno di essere consumato intelligentemente, proprio come faremo a un banchetto imbandito di specialità magari non conosciute o inusuali per le nostre tavole.
Ecco allora consideriamolo così, il formaggio, un amico con cui passare i cinque minuti più interessanti e appassionanti della nostra giornata.

Leggi tutte le news inserite per data

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Inizia una nuova discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *