Sei in > formaggio.it > News > Economy > Terremoto negli Usa: la megacatena Whole Foods Market compra solo formaggi no Ogm

Da animali nutriti naturalmente. Produttori spiazzati. Nel Vermont il 90% del caglio è Ogm. Grande opportunità per le nostre aziende. Fatevi avanti!

L’occasione è ghiotta per le nostre aziende casearie. E ha come obiettivo gli Usa, dove si aprendo un’importante possibilità di sbarco o di incremento dell’export.
Tutto fa capo alla Whole Foods Market, società alimentare americana con sede ad Austin, in Texas, che gestisce oltre 270 supermercati, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada. Prima ha deciso di contrassegnare tutti i prodotti Ogm presenti sugli scaffali entro il 2018. Poi, continuando nella logica no-Ogm, il co-amministratore delegato Walter Robb ha ribadito che la catena non solo procederà all’etichettatura completa degli alimenti, ma favorirà in ogni modo le produzioni biologiche, come del resto già nel dna societario.

La mossa è stata vista con favore dai clienti, ma non da numerose categorie, come quella dei casari. Il nocciolo della questione, d’altronde, è nel fatto che il programma intende andare ben oltre i prodotti confezionati finiti, includendo nel controllo l’intera filiera.
Insomma, per ottenere il marchio di Ogm free alla Whole Foods Market, il formaggio dovrà provenire obbligatoriamente da animali nutriti con mangimi naturali. Un bel problema anche per i player più sensibili alla questione, considerato che quasi sempre, almeno per una minima parte, l’alimentazione del loro bestiame proviene da mais geneticamente modificato.

Del resto, il sistema è ormai così rodato che in un’area a forte cultura lattiero-casearia, come il Vermont, il grano non Ogm è da tempo merce rara sul mercato, mentre circa il 90% del caglio utilizzato negli Stati Uniti è realizzato con un contributo determinante dell’ingegneria genetica. Riconvertire la catena di approvvigionamento e produzione, quindi, rischia di diventare un procedimento oneroso e lungo, forse troppo per numerosi segmenti.

E’ il caso del formaggio stagionato oltre un anno, per il quale le aziende dovrebbero adattarsi con largo anticipo ai nuovi standard, sborsando cifre tali da mettere in discussione il futuro del comparto. E’ chiaro, dunque, che l’iniziativa di Whole Foods è destinata a scatenare un vero e proprio terremoto nel settore, anche perché c’è da aspettarsi che altri rivenditori di primo piano seguano presto l’esempio.
Intanto, per i cheese makers italiani, l’opportunità di business è senz’altro propizia. Bisogna farsi avanti.

 

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