Show cooking, meno male che qualcuno pensa anche al consumatore…
Nel trionfo dell’ego, ci piace la strada intrapresa da Davide Oldani che nel suo ristorante fa anche ricerca e innovazione senza salassare il cliente
di Giovanni Bertizzolo
Non mi piace parlare delle star-chef, di Cracco e compagnia, per capirci. Perché mi sanno molto di costruzione comunicazionale.
Però sono paradigmi del nostro tempo, veri e propri status symbol. Quindi inevitabili per chi affronta certi percorsi. Prendiamo la loro reputation, alla quale devono tenere molto visto l’ego che li caratterizza. I social network sono uno strumento interessante per quantificarne caratura e amplificazione.
Blogmete (Social media monitoring) ha analizzato, attraverso la ricerca Social Celebrities, il posizionamento in rete di 18 dei principali testimonial pubblicitari utilizzati negli ultimi mesi nel food. Ne è venuta fuori una sorta di parata di stelle dello show cooking. Con Expo Milano 2015 alle porte, Joe Bastianich, imprenditore italo-americano della ristorazione e già giudice di Masterchef Italia e Usa, risulta la celebrità che fa registrare il più alto livello di engagement e di interazioni sui social media tra i testimonial del settore food. Alle sue spalle il calciatore Stephan El Shaarawy, che promuove il brand Ringo Pavesi.
Tra le celebrity dello show cooking, dietro Joe Bastianich si colloca per capacità di coinvolgimento su Facebook e Twitter lo chef stellato Antonino Cannavacciuolo (al terzo posto assoluto per engagement), testimonial della Mozzarella di Bufala Campana, prossimo giudice di Masterchef Italia. Staccati Carlo Cracco e Bruno Barbieri, Simone Rugiati e Alessandro Borghese. Tra i testimonial più discussi (cioè che non accontenta) primeggia invece Carlo Cracco (56 mila messaggi rilevati a febbraio), davanti proprio a Bastianich (quasi 41 mila messaggi).
In questo baillame promopubblicitario, non c’è traccia del pluristellato Davide Oldani. Che ha preso un’altra strada. Usa il suo ristorante (D’o’ di Cornaredo) anche per fare ricerca e innovazione. Pertanto, chiama in causa i clienti e sono banditi i conti da cardiopalma. L’economicità di Oldani è diventata fonte di studi anche per l’università di Harvard. Senza vino, la sera si spendono circa 50 euro a testa, segnala il Corriere della Sera in un articolo a firma di Fausta Chiesa.
A noi piace molto di più la strada intrapresa da Oldani. Per quanto possa tirarsela pure lui, dà al consumatore un ruolo strategico. A vantaggio della qualità. Questa sì social…