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La quantità di prodotti senza lattosio corrisponde al reale bisogno dei consumatori intolleranti?

di Michele Grassi

L’intolleranza al lattosio determinata, in coloro che soffrono di questa deficienza, dalla mancanza dell’enzima lattasi, capace di scindere il disaccaride del latte nei due monosaccaridi il glucosio e il galattosio, può portare a una serie di disturbi gastrointestinali non del tutto piacevoli.

Ciò è motivato dal fatto che il disaccaride nell’intestino attiva fermentazioni che provocano gas oltre ad altre problematiche relative alle feci, con dolori addominali, che portano anche a effetti di dimagrimento e altri spiacevoli disturbi.

L’intolleranza al lattosio è una patologia specifica dei bambini ma che può con il tempo riapparire anche in età adulta, soprattutto quando vi è poco consumo di prodotti caseari contenenti appunto il lattosio.

Un mondo di intolleranza determinata per lo più da generazioni che non utilizzano prodotti a base di latte e quindi geneticamente modificate anche per la mancanza della lattasi.

Oggi esistono, per consentire il consumo di prodotti caseari agli intolleranti, latticini delattosati in gran numero, che ci si chiede se davvero è necessaria tale loro massiccia produzione.

Non è facile comprendere come le industrie che si occupano della produzione di prodotti delattosati stabiliscano la reale necessità del consumatore di acquistare tali prodotti. Sono così tanti le persone affette da intolleranza?

E qui nasce un’altro quesito, è giustificabile che prodotti già naturalmente privi di lattosio dai processi fermentativi in fase di produzione e di maturazione, debbano essere duplicati delattosati?

E’ corretto che prodotti già naturalmente senza lattosio (o con tracce molto inferiori alla soglia di rischio, tanto da non arrecare disturbi), come alcuni formaggi di lunga stagionatura, debbano essere pubblicizzati come delattosati, quale fosse una caratteristica introdotta artificialmente e non determinata dalle naturali mutazioni  che avvengono durante la maturazione?

Oggi alcune pubblicità sono davvero fuorvianti.

Capita di osservare spot televisivi che inducono il consumatore a credere che la caratteristica più importante del prodotto reclamizzato sia la mancanza di lattosio, tralasciando di comunicare le caratteristiche specifiche e organolettiche del formaggio.

Capisco che si cerchi di limitare il consumo di formaggi e latticini in genere ma la campagna marketing è davvero troppo finalizzata a specifiche dietetiche e salutistiche in opposizione a quelle organolettiche.

La qualità di un formaggio è implicita della tecnologia di produzione (intesa nella completezza della filiera) che comprende non solo le fasi di caseificazione ma anche le fasi di maturazione e stagionatura.

Quindi “delattosato”non è sinonimo di qualità, lo diventa se anche la tecnologia e le fasi di trasformazione sono il frutto di specifici azioni che mirano davvero alla qualità.

Ricordiamo che il latte e altri prodotti come la mozzarella, lo yogurt, gli stracchini delattosati, non sono per tutti ma solo per gli soffre di intolleranza.

In sintesi, chi non soffre di intolleranza non ha alcun bisogno di consumare prodotti senza lattosio, anzi deve cercare di consumare formaggi che contengono l’originario zucchero del latte.

Ovvio che se si acquista un formaggio la cui tecnologia è capace, di scindere il lattosio, non vi è alcuna controindicazione per l’intollerante e neppure per chi non ha problematiche alimentari.

E’ una scelta, fate l’acquisto consapevole.

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