Sei in > formaggio.it > News > Economy > Oltre la Russia: il problema è che si è sempre investito in Italia, non nell’export

La situazione russa è la conseguenza dei nostri errori. Produciamo più di quanto vendiamo e l’internazionalizzazione non è una priorità

Dopo 16 giorni di embargo voluto dalla Russia nei confronti dei Paesi “ostili”, i produttori alimentari della Ue più penalizzati danno i primi segnali di resa. Quelli italiani di latte e derivati in testa. Chiedono aiuti. Chiedono interventi governativi. Chiedono. Come se la Russia, pur con i numeri importanti che rappresenta, fosse l’unica strada intrapresa nel loro export, quindi indispensabile.

Non stiamo sottovalutando la situazione, anzi, ci rendiamo perfettamente conto che più in là va l’embargo e più i produttori extraeuropei troveranno terreno favorevole in Russia, consolidando rapporti e affari, con conseguente difficoltà di recupero quando verranno giorni migliori per noi.
Ma viene il sospetto che l’impasse russo in questo momento rappresenti un po’ una giustificazione, una scusante presa al volo per nascondere un’altra verità: l’inadeguatezza del nostro export.

Una verità che vede la produzione (in particolare quella dei nostri pezzi da Novanta: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Asiago, ecc.) prevalere nettamente sulla commercializzazione. In poche parole, abbiamo prodotto più di quanto vendiamo. Conseguenza: i magazzini strapieni di formaggi, in attesa di trovare collocazione. Con ripercussioni importanti a livello di prezzi. Perché? Semplicemente perché è stata sbagliata strategia, non si è previsto correttamente l’andamento dei consumi.

Altro che export. La stragrande maggioranza dei nostri produttori ha continuato a ritenere l’Italia il mercato portante, trascinatore, capace di assicurare ulteriore sviluppo. Una roccaforte che, invece, si è frantumata. Dando vita a un paradosso. Mentre i consumi di formaggi nel nostro Paese calavano progressivamente (complice anche la crisi), si è dovuto fare i conti con una produzione programmata sull’aumento, non sul ribasso. E per gli stagionati i risultati pesanti si stanno presentando da qualche mese. Non a caso i Consorzi di Parmigiano Reggiano e Grana Padano stanno studiando controffensive.

Il problema dei nostri produttori resta l’Italia, perché sull’export finora si è investito poco, per non dire nulla, a volte addirittura male. E’ chiaro, poi, che se uno dei pochi Paesi nei quali siamo presenti con successo ci mette in difficoltà, allora la cosa si complica ulteriormente. E si complicherà sempre di più, in quanto il giorno in cui l’embargo si concluderà, pagheremo ulteriori conseguenze. Le aziende tedesche, polacche, olandesi che in Russia già esportavano molto, intensificheranno la loro presenza in Russia, ma anche in Italia. Il prodotto immesso sul mercato, di conseguenza, sarà sempre più eccessivo, raggiungendo l’insostenibilità. I prezzi soffriranno, la qualità forse.

Leggi tutte le news inserite per data

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Inizia una nuova discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *