L’editoriale / La DOP che batte il brand. Perché dà più fiducia
Indagine Ipsos sull’influenza dei marchi italiani sui consumatori. A sorpresa, il Parmigiano Reggiano si classifica sesto. Primo marchio del food
di Giovanni Bertizzolo
Prima ignorate. Poi addirittura ripudiate e boicottate. Tanto che un “guru” dell’ultim’ora come Oscar Farinetti, quello di Eataly, è arrivato a dire: “Solo in Italia ci si poteva inventare una sciocchezza come il federalismo alimentare. Tutte queste sigle Dop, Docg, Igp all’estero non sono capite”. A parte il fatto che non sono direttive italiane, ma della Ue, lui butterebbe le sigle e farebbe un marchio unico Italia.
Al contrario, le Denominazioni d’origine sono un patrimonio da difendere. E il tempo sta dando loro ragione.
Si portano dentro tanta forza da essere temute all’estero, al contrario di quanto pensa Farinetti. Tanto da diventare il nodo della trattativa intavolata tra Stati Uniti e Ue sul Ttip (Transatlantic trade investment partnership), il trattato che garantirebbe libero scambio commerciale, senza più lacci burocratici e dazi.
Gli statunitensi hanno una paura folle delle Denominazioni d’origine europee, in particolare delle italiane. Non le vorrebbero, per continuare a falsificare i nostri prodotti agroalimentari, formaggi in testa.
E poi le Denominazioni d’origine trovano il consenso del consumatore. Perché esprimono fiducia e la fiducia è il massimo valore che un prodotto possa comunicare, soprattutto in tempi di sofisticazioni emergenti come quelli attuali.
A rafforzare questa convinzione arriva la ricerca dal titolo The most influential brands in Italia, condotta da Ipsos (un osservatorio di tendenze) con l’obiettivo di comprendere l’impatto che i marchi hanno nella nostra vita quotidiana e nella nostra esperienza del mondo. Cioè, per usare un temine abusato nei social media, quanto sono influencer.
L’inchiesta, condotta su un campione di 2.000 persone, analizzando 100 marchi, ha avuto come risultato una classifica che vede al sesto posto il Parmigiano Reggiano Dop, primo tra i 22 brand del settore food, preceduto solo da mostri sacri come Google (primo), Microsoft, Samsung, Facebook e Ikea.
Non solo, il Parmigiano Reggiano è il primo marchio italiano in assoluto. Il merito di questo successo a sorpresa, scavalcando brand mondiali come Nutella, Barilla, Mulino Bianco, dove va ricercato? Nel fatto che il Parmigiano è un brand atipico rispetto agli altri: è una Dop.
Questo fatto, questa indagine, questo risultato sono destinati a fare storia. Un marchio protetto, pubblico, se vogliamo, sorpassa i brand privati elevando tutto il potenziale che le Dop italiane possono esprimere anche in termini economici.
“I motivi per cui il Parmigiano Reggiano si trova così in alto nella classifica – spiega Andrea Loreti, responsabile della ricerca Ipsos – sono essenzialmente due: la fiducia che si ha nei confronti di questo prodotto e quella che definirei come responsabilità sociale del brand, in altre parole la capacità di rappresentare anche l’orgoglio italiano”.
Già, proprio quello che temono gli yankee. Loro di orgoglio se ne intendono. Per questo sanno che non può essere copiato.