Sei in > formaggio.it > News > Economy > L’Editoriale / Embargo della Russia, dimostriamo di essere più forti

La politica di Putin negli ultimi anni è stata improntata su consumi abbondati, addirittura lussuosi. Se teniamo duro ora, forse potremo guadagnarci

di Giovanni Bertizzolo

Quei furboni degli svizzeri gongolano. Per loro l’embargo alimentare deciso da Mosca verso i Paesi Ue e gli Usa, risposta muscolosa alle sanzioni occidentali per la situazione in Ucraina, è tutta manna che piove dal cielo. Non facendo parte della Ue, la Svizzera potrebbe beneficiare di nuove opportunità commerciali in Russia, soprattutto nell’export di formaggi, in verità finora piuttosto modesto.

Difatti, oggi potrebbe cambiare tutto. Noi italiani, che invece nell’export di formaggi verso la Russia eravamo lanciatissimi (+23% a volume solo nel primo bimestre 2014), dall’embargo abbiamo molto da perdere. Il divieto introdotto, della durata di un anno (finora….), ha già fatto danni. Basta leggere la news che abbiamo pubblicato ieri e che raccoglie le preoccupazioni dei Consorzi di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, le due Dop più presenti sul mercato russo.

C’è però da fare un altro tipo di valutazione. Nonostante la decisione delle autorità russe venga dipinta, dai diretti interessati, come una possibilità di crescita per le produzioni locali, tanto che il governatore della regione di Krasnodar è arrivato a dire che l’umore degli imprenditori suoi connazionali è ottimo e improntato sull’ottimismo, in quanto stanno ricevendo un grosso stimolo a usare il loro pieno potenziale, la realtà dice che la Russia dipende fortemente dall’import degli alimenti. Secondo i dati dell’Istituto delle Analisi, infatti, la Federazione acquista all’estero circa il 50% del formaggio. Un dato in linea con un Paese che fa arrivare  il 35% del cibo che consuma, di cui il 10% dall’Unione Europea.

A questo punto, per fare di necessità virtù, le formaggerie russe potranno spacciare per stratosferico il formaggio fatto in casa, oppure quello appena arrivato dalla Svizzera piuttosto che dall’America Latina o dall’Asia, ma di certo i prezzi cresceranno e i clienti si lamenteranno. E poi, come lo sostituiranno il Gorgonzola o il Provolone laddove è stato ampiamente dimostrato che c’è voglia di Made in Italy?
Vladimir Putin non può rischiare di far precipitare i concittadini nell’incubo sovietico di 25-30 anni fa: scaffali vuoti nei negozi, code e prezzi sempre più alti. Consumi abbondanti, se non addirittura lussuosi, costituiscono da anni le basi materiali della propaganda del numero uno del Cremlino. E poco importa se la realtà di larghe fasce della popolazione russa sia lontana dai feticci della pubblicità e dei discorsi ufficiali. La Russia in generale stravede per i prodotti italiani, li interpreta, li identifica come uno status symbol. Di conseguenza, visto che dall’embargo sono esclusi pasta e vino, il russo che se lo può permettere dopo una spaghettata e qualche bicchiere di Lambrusco cosa porterà in tavola al posto di un Asiago stagionato?

Ecco, proviamo a  vederla così. Al di là delle ripicche politiche, la sanzione della Russia verso Paesi culturalmente evoluti in fatto di cibo sembra più una reazione nervosa che non una strategia, per cui non è detto che tenga nel tempo.
Per di più l’embargo, al di là delle conseguenze economiche che purtroppo causerà, potrebbe rivelarsi una probante dimostrazione di forza del nostro comparto caseario e dell’ottimo lavoro di promozione fatto all’estero fino ad oggi (anche di quello recente, com’è appunto il caso russo), accrescendone addirittura le potenzialità. Bisogna però essere bravi, resistere e trovare, nel frattempo, alternative di sbocco.
Al termine dell’embargo ne riparleremo. Se le vendite torneranno in breve ai volumi di qualche giorno fa, avremo vinto la sfida. E non ci fermerà più nessuno.

Leggi tutte le news inserite per data

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Inizia una nuova discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *