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Un concorso caseario dove la malga si confronta con il grande caseificio. In nome della qualità. Un evento che rappresenta il Veneto. Il video

di Giovanni Bertizzolo

Caseus Veneti meriterebbe anche solo per la location che ha scelto. Quella Villa Emo a Fanzolo di Vedelago (Treviso), capolavoro di Andrea Palladio che seppe, qui più che mai, armonizzare le esigenze del committente (Leonardo Emo) con la sua arte progettuale, creando una costruzione che si concede completamente alla campagna. Un messaggio aperto, lineare, solenne nella sua semplicità.
Ma Caseus Veneti ha tante altre positività che la innalzano a rassegna di riferimento a livello nazionale, anche se in realtà rappresenta l’eccellenza casearia del Veneto.
Ciò che mi ha colpito in particolare è il fatto che si tratta di un concorso diventato così ambito che tutti i produttori veneti vogliono esserci: nell’edizione targata numero 10, che si chiude oggi, sono stati 70, con 385 formaggi esposti.

Ed è la festa della democrazia casearia. Nel senso che la malga di montagna si confronta con il grande caseificio e viceversa. A dimostrazione che a fare la differenza non è il grande o il piccolo, ma quella qualità dove la tradizione secolare dei casari si sposa con l’innovazione, la ricerca e la tecnologia.
Non a caso il miglior formaggio di Casues Veneti 2014 è risultato un prodotto proveniente da un’importante cooperativa.

Inoltre, Casues Veneti è diventata la cartina tornasole del movimento caseario veneto, oggi più che mai in fermento.
Un movimento che dà molto al Paese. Basti pensare che nel Veneto l’85% del latte prodotto viene destinato alla produzione casearia. E di questo, il 70% viene marchiato Dop. Non per niente un opuscolo dell’Associazione regionale produttori latte del Veneto, realizzato in collaborazione con la Regione, che mi è capitato tra le mani proprio al Caseus Veneti, porta il titolo di Terra da Formaggi.
Il Veneto è rappresentativo, non c’è dubbio.

Non potrebbe essere diversamente per una regione dove i marchi Dop, Igp e Stg generano un fatturato alla produzione che supera i 376 milioni di euro e un fatturato al consumo di oltre 718 milioni di euro, secondo le stime elaborate dall’università di Padova sui dati dei Consorzi di tutela. Numeri che posizionano il Veneto in vetta alla graduatoria nazionale della qualità nelle diverse filiere agroalimentari, tenendo presente che solo nel settore formaggi le Dop sono ben 8. In Veneto le produzioni lattiero-casearie concorrano a formare il 94% del valore della produzione caratterizzata dall’indicazione geografica regionale, soprattutto per il contributo del Grana Padano e dell’Asiago, seguiti da Piave, Montasio e Monte Veronese, sia pure con quote minori. Nel complesso, i formaggi prodotti nel Veneto rappresentano quasi il 9% della produzione nazionale di formaggi a Denominazione d’origine. 

Altri numeri. In Veneto sono 6.000 le imprese agricole coinvolte nel sistema delle Denominazioni d’origine, più del 5% delle aziende agricole della regione; di queste più del 68% si dedica al lattiero-caseario. Un sistema che genera fatturato e posti di lavoro. E qualità. Come dimostrata Caseus Veneti.

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