Sei in > formaggio.it > News > Economy > L’Editoriale / Calo delle vendite interne, e se lavorassimo sulla commercializzazione?

I Consorzi corrono ai ripari riducendo la produzione, ma i dati dicono che le vendite dirette nei caseifici sono aumentate nel 2014…

di Giovanni Bertizzolo

Complice il crollo dei consumi, i nostri formaggi nel 2014 hanno registrato un calo di vendite in Italia del 5%. E i prezzi all’ingrosso scendono paurosamente, tanto che qualche azienda non riesce più a coprire i costi di produzione. Lavora in perdita. Tutto ciò vale anche e soprattutto per i nostri prodotti più noti. Il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, al riguardo, sono la punta dell’iceberg.

Il prezzo del Parmigiano stagionato 12 mesi negli ultimi tre anni è sceso da 10,3 euro al chilo agli attuali 7,50 euro. Quello del Grana Padano conservato 9 mesi, invece, è scivolato nell’ultimo triennio da 8,10 euro al chilo agli attuali 6,40 euro.
Una situazione che ha indotto i rispettivi Consorzi a correre ai ripari riducendo la produzione, com’è risaputo.
Per il Parmigiano, l’assemblea dei caseifici ha recentemente deciso un taglio di produzione del 5%, ma è ancora da verificare se i singoli caseifici, oggi come oggi sul piede di guerra, applicheranno materialmente quanto stabilito.
Per quando riguarda il Grana Padano, l’80% dei produttori ha acconsentito a un taglio di produzione, anch’esso intorno al 5%.

Palliativi o terapie efficaci? Difficile tranciare giudizi. Ci sentiamo però di dire che è sempre più necessario riequilibrare domanda e offerta. Anche e soprattutto perché il 2015 si prospetta come un anno strategico per il settore, laddove incombono ulteriori minacce. Su tutte, lo stop delle famigerate quote latte (e prezzi, con le quotazioni cadute da 47 a 35 centesimi al litro) e la crescente offerta di prodotti europei, la cui vendita in Italia si è impennata del 5%.
In occasione della recente audizione alla Commissione Agricoltura del Senato, il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, ha osservato che “a fronte della debolezza che i caseifici scontano sul versante della commercializzazione diretta, proprio il governo della produzione è un elemento strategico attraverso il quale, come se fossimo di fronte a un’unica fabbrica, si punta a orientare e governare il mercato, con una diretta ricaduta sull’esito delle contrattazioni e delle quotazioni, i cui andamenti sono positivi o negativi proprio in base all’entità quantitativa dell’offerta”.
Sostanzialmente, Alai rivendica il ruolo centrare del Consorzio, preposto ad agire sulla produzione per controbilanciare l’altalena del mercato.

C’è altresì da osservare che i prezzi light, tutto sommato, qualche fattore positivo l’hanno evidenziato. Per fortuna. In primo luogo potrebbero far ripartire la domanda interna, inoltre hanno fatto sì che l’export aumentasse (i buyer sono informati in tempo reale sui listini italiani…).
Per giunta, non è vero che le vendite in Italia sono scese tout court. Anzi, le vendite dirette nei caseifici (dal produttore al consumatore) sono aumentate, tanto che rappresentano ormai il 12% di un totale governato dalla Gdo.
Il settore vigila costantemente sulla produzione per arginare il calo vendite, ma siamo sicuri che l’attenzione non vada invece spostata sulla commercializzazione?

Leggi tutte le news inserite per data

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Inizia una nuova discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *