L’editoriale / Assolatte all’attacco dei latti vegetali
Lanciata la controffensiva contro gli interessi di alcune multinazionali che spingono per far consumare più latti vegetali. Magari di soia Ogm
di Giovanni Bertizzolo
La calma è la virtù dei forti. Ma fino a un certo punto, devono aver pensato ai vertici di Assolatte. Così, vista la situazione sempre più preoccupante, hanno deciso di passare all’attacco. Attraverso le pagine del Sole 24 Ore. Sabato scorso, infatti, Emanuele Scarci ha lanciato la notiziona: “Assolatte chiede all’Unesco di includere il latte nel Patrimonio mondiale dell’umanità”.
“L’abbiamo deciso – ha spiegato l’Associazione italiana lattiero casearia – per il ruolo nutrizionale, economico e sociale del latte, pronto per diventare patrimonio mondiale dell’umanità”.
Belle parole, diplomaticamente corrette.
Tanto che Scarci ha supportato adeguatamente la tesi, scrivendo che il latte “è la bevanda più diffusa al mondo, dopo l’acqua, ma è anche un alimento fondamentale per la nutrizione: è ricco, nutriente e facilmente accessibile. A livello economico, poi, è fondamentale per la sopravvivenza di 750 milioni di persone: tante sono, infatti, quelle che vivono solo grazie all’allevamento di animali da latte”.
Per non parlare delle implicazioni sul presente e il futuro degli abitanti della terra, ampiamente riconosciute dalla Fao che ogni anno, il 1° giugno, celebra la Giornata mondiale del latte, con un ricco calendario di eventi che si svolgono in tutto il mondo. La stessa Fao ha pubblicato un rapporto che spiega bene come entro il 2025 la richiesta di latte e derivati crescerà del 25% a livello mondiale. Questo “assicurerà una migliore nutrizione per bambini e adulti e rappresenterà anche una grande opportunità di sviluppo per intere aree dei Paesi poveri dove i piccoli allevamenti garantiscono l’auto-approvvigionamento familiare e attivano un circuito di micro-economia, vitale per favorire il miglioramento delle condizioni di vita”.
“Vogliamo – ha detto al Sole 24 Ore Adriano Hribal, delegato della presidenza di Assolatte – far riconoscere il valore e il ruolo del latte, ma vogliamo anche difendere questo straordinario prodotto dagli attacchi di chi si diverte a demonizzarlo con motivazioni prive di fondamento scientifico, nel palese tentativo di sostituirlo con altre bevande. A differenza di tutti i tentativi di imitazione, il nostro latte è fatto di un solo ingrediente e non contiene nessuno dei tanti additivi di cui invece non riescono a fare a meno i vari surrogati del latte. Senza dimenticare che il latte ha un rapporto qualità nutrizionale/prezzo eccezionale che riescono a garantire ben pochi altri alimenti, non sicuramente i tanti simil-latte che si trovano in commercio”.
Eccolo il nodo della questione, il motivo scatenante. Quello per cui Assolatte, facendo sponda sull’Unesco, ha legittimamente lanciato una controffensiva per difendere i suoi produttori da una campagna internazionale di delegittimazione dell’importanza del consumo di latte a favore di “falsi” latti, a cominciare da quelli vegetali, tipo quello di soia.
Una campagna che usa argomenti forti (l’intolleranza al lattosio, il veganismo estremo) e che non a caso parte dagli Usa, laddove note multinazionali hanno in mano il floridissimo mercato della soia Ogm.
Insomma, si tratta di business. Di uno sporco business. Che sta venendo allo scoperto. Meglio tardi che mai.
Richard Kern, filmmaker e writer statunitense, ha scritto: “Abba Serafino, ogni volta che, durante le sue passeggiate, s’imbatteva in una mucca, le faceva un inchino. E a chi gliene chiedeva il perché rispondeva: “Perché è uno dei maggiori prodigi del Creato. Nessun sapiente e persino nessun santo è mai riuscito in ciò che essa fa con tanta naturalezza: cambiare l’erba in latte”.