E’ come Figaro. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. In effetti, l’Expo 2015 di Milano rappresenta la Grande Occasione.
Soprattutto perché l’evento si porta appresso un argomento congeniale al Made in Italy, uno dei pochi capace in questo momento di sofferenza di renderci fieri e invidiati nel mondo: il cibo.
Certo, il tema è quantomai nobile e umanitario: nutrire il pianeta, energia per la vita.
Si propone di affrontare il problema della nutrizione per l’uomo, nel rispetto della terra sulla quale vive e dalla quale attinge le sue risorse vitali e però esauribili. Ma è di agricoltura che si parla e si parlerà, e noi italiani abbiamo molto da spendere in proposito. Difatti con la Grande Occasione ci giochiamo la reputazione. Se oggi la nostra diversità di produzione alimentare ci permette ancora di fare la differenza nel mondo, con il grande evento milanese potremo diventare unici.
Ben l’ha capito il premier Matteo Renzi. La sua presenza al recente Vinitaly andava proprio in questa direzione.
“L’Expo – fa notare – è tutto ciò che noi vogliamo rappresentare: è un Paese che ha 31 miliardi di export di cibo e vino, e c’è “Italian Sounding” nel mondo, per 60 miliardi, cioè un mercato doppio che viene sostanzialmente perso. È il Parmesan al posto del Parmigiano, è l’olio che ha il tricolore sulla bottiglia ma poi è prodotto in altre zone del mondo. Dobbiamo accelerare il cantiere fisico, ma anche quello “mentale”, perché Expo sia un grande traino per tutto il Paese. Quello che succederà nel 2015 a Milano, e non solo, è sicuramente un pezzo di riferimento del futuro che noi immaginiamo”.
Concordiamo perfettamente. Così come ci auguriamo concordi il settore lattiero-caseario. Che non può permettersi di perdere un treno così importante, così vitale. Al riguardo, ci piace l’idea presentata, sempre al Vinitaly, da Gerardo Beneyton, presidente di Caseus Montanus, il Centro internazionale di ricerca e valorizzazione di prodotti lattiero caseari di montagna, fondato da rappresentanti della cultura casearia italiana, francese e svizzera, sede in Valle d’Aosta, di portare all’Expo le Olimpiadi dei Formaggi, il concorso internazionale finora chiamato Olimpiadi dei Formaggi di montagna.
“A Verona, nello stand istituzionale del ministero delle Politiche agricole e forestali, dove si è svolto il talkshow su Expo 2015 – ha spiegato Beneyton –, ho avuto modo di illustrare al ministro Maurizio Martina e a Diana Bracco, Commissario Padiglione Italia dell’Expo, il progetto per organizzare le Olimpiadi dei Formaggi. E’ stato accolto favorevolmente, tanto che ci saranno, a Roma e a Milano, nuovi incontri costruttivi, come li hanno definiti i miei interlocutori”.
Per rendere globalizzante l’evento, Beneyton anticipa che le Olimpiadi all’Expo 2015 saranno aperte a tutti i formaggi, quindi non solo a quelli prodotti oltre i 600 metri di altitudine, come fatto finora.
“La nostra iniziativa – ha aggiunto Beneyton – è stata accolta con grande interesse e messa in evidenza dalla Regione Veneto che si è proposta quale eventuale partner per la campagna promozionale, visto che l’ultima Olimpiade dei formaggi di montagna e stata ospitata dalla città di Verona e dal Veneto. Analogo interesse è stato manifestato da VeronaFiera con Vinitaly Internazionale, consapevole del grande successo ottenuto dalle Olimpiadi del 2005, che richiamarono a Verona oltre 200.000 visitatori”.
Per inciso, alle Olimpiadi cui si fa riferimento l’Italia portò a casa sei medaglie d’oro, otto d’argento e sei di bronzo, dominando quella quarta edizione. A ottenere il massimo riconoscimento furono la Scamorza affumicata, la Robiola, il Provolone, il Bleu d’Aoste, il Formaggio con pepe e il Parmigiano Reggiano.
Riuscite a immagine che ricaduta avrebbe per l’Italia del lattiero-caseario un analogo successo sotto il tetto di Expo 2015?
Giovanni Bertizzolo