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Ecco che a Natale un’eccellente punta di formaggio millesimato disposta a centro tavola fa davvero la differenza

di Fernando Marzillo

La forma perfetta del Natale è quell’eccellente punta di formaggio millesimato disposta a centro tavola con incastonato il coltellino a mandorla, ma ugualmente è quella sua sorprendente capacità nel facilitare la conversazione tra gli invitati. In primo luogo dei parenti che stentano a mettersi a proprio agio dopo i saluti di circostanza, quindi dei bambini affamati e pronti a fare delle scaglie un sol boccone, infine e perché no, anche dei nonni, che rivedono nel colore giallo paglierino del formaggio, gusti e tradizioni che credono ormai perduti.

Il pranzo è pronto, e lo sguardo si sofferma sulla tavola preparata come si conviene. Il passaggio di mano in mano del formaggio e del suo accessorio principe che mai deve mancare in tavola anche nella quotidianità, anticipa di pochi attimi la copiosa nevicata sul piatto fumante di tortellini o cappelletti in rigoroso brodo di cappone. La gestualità evoca una ritrovata intimità famigliare e dispone al dialogo. Un ping pong dialettico di battute, domande, risposte, frasi fatte o al contrario profonde, intervallate da sorsi di vino rosso, in un contesto in cui anche il formaggio ed il mondo a se ascrivibile diventano protagonisti.

Parlare di cibo è normale, un tema di grande attualità capace di offrire spunti di riflessione, tanto se considerato come alimento nutritivo, quanto funzionale per la sua azione preventiva sulla salute.

L’atmosfera rilassata è preludio al racconto delle trascorse ferie estive magari proprio in Sardegna. Spiagge caraibiche, mare incontaminato, natura e nuraghi e formaggi, cedono il passo a ragionamenti che vedono i pastori oggi, come 2000 anni fa, non godere di una vita favorevole, e la loro amata pastorizia versare in una profonda crisi strutturale nonostante i recenti accordi raggiunti sul prezzo del latte. Elementi questi in grado di accendere discussioni di natura politica dalle quali non se ne esce se non grazie all’imminente ingresso dei “secondi”. Zampone e cotechino, sono in grado di riportare il dialogo su sentieri meno impervi, come quello che vede il mondo suinicolo legato a quello caseario da un profondo rapporto di simbiosi mutualistica, ma anche da una oggettiva e persistente percezione olfattiva, che colpisce coloro che attraversano i paraggi a loro dedicati. Elementi di un’economia agricola a trazione zootecnica che, seppur presente oggi in misura meno marcata rispetto al passato, trova conferma nella voce degli anziani seduti a tavola.

Tra un regalo scartato e la recita di un sermone natalizio, un bimbo ancora incredulo per l’infinita magnanimità di Babbo Natale, reclama un po’ di neve. Il pensiero dei presenti, corre in montagna rimbalzando tra località turistiche, rifugi e malghe alpine. Oggi la neve che il manto erboso tutto copre, fa pensare ad un abbandono e ad una sconfitta dell’uomo sulla natura, viceversa è il preludio ad una ripresa vegetativa, garanzia di pascoli fioriti, cibo per gli animali e formaggi unici come quello sulla tavola che ha accolto gli invitati, oppure quello disposto a lato del presepe avvolto con nastro rosso, dono inatteso e perciò ancor più gradito.

In alto i calici per il brindisi augurale! La decisione se “buttarsi” sul Panettone o Pandoro è motivo di discernimenti per giorni finalmente poco impegnativi. Schierarsi però tra chi sostiene il mascarpone essere un formaggio, o un latticino, lascerà ai festanti più di un dubbio che li accompagnerà sino al prossimo Natale.

La forma perfetta del Santo Natale è anche questa! A tutti auguri di buone feste.

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