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I casari sanno la storia di ogni prodotto, vi diranno se è un giovanotto di pochi giorni o settimane o se è un gentiluomo d’altri tempi

di Cinzia Scaffidi

Era colline, o montagne, forse pianura. Ma soprattutto era un seme, che è germogliato in qualche pascolo, o forse in una radura incolta, ed è diventato erba, fiore, cardo, chi lo sa. Il sole e la pioggia lo hanno allevato, le api l’hanno visitato e infine ha fatto il suo lavoro: ha nutrito una pecora, una vacca o una capra. Forse l’ha nutrita quando era fresco, brucato direttamente dall’animale, o forse prima ha dovuto diventare fieno. Fresco o secco, dopo poco è diventato latte, e poi formaggio. Ora è lì che aspetta voi, per raccontarvi il suo viaggio e accompagnarvi per farvelo ripercorrere a ritroso.

Guardatevi intorno prima di incontrarlo. Guardatele quelle colline, o montagne, forse pianure. Vedrete come si sono alimentate per generazioni le popolazioni di quel posto, costruendo quello che oggi chiamiamo “paesaggio” e che è quasi sempre agricoltura. Se capite questo siete pronti per questo incontro: annusate, assaggiate, toccate, osservate. Chiedete! I casari sanno la storia di ogni prodotto, vi diranno se è un giovanotto di pochi giorni o settimane o se è un gentiluomo d’altri tempi, che ha visto passare le stagioni concentrandosi e raffinandosi.

Legate la memoria di quel posto ai profumi e ai sapori che scoprirete, ma se vorrete portar via un ricordo, un selfie non basterà: non dimenticate di portare con voi una borsa termica!

Cinzia Scaffidi

fonte Open day

 

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