L'ambasciatore del formaggio italiano nel mondo
Formaggio grasso, fresco, a pasta molle.
Etimologia che deriva dalla “musulupara,” il contenitore di legno di gelso nel quale la pasta, estratta dalla caldaia, viene posta. Latte di pecora e capra munto tra marzo e settembre. Formaggio a pasta molle, morbida, di colore bianco.
Calabria, versante ionico della provincia di Reggio Calabria.
Si presenta di varie forme, in funzione dello stampo in cui è stato posto dopo l'estrazione dalla caldaia: può essere a coppa semisferica, a croce, a fiore, a figura antropomorfica. Peso che varia da 0,7 a 4 kg.
Il nome è dialettale, significa “boccone del lupo”. La “musulupara”, invece, è lo stampo di legno di gelso in cui trova posto la pasta dopo l'estrazione dalla caldaia.
Pasta molle
Il latte crudo viene addizionato con caglio liquido di agnello o di capretto alla temperatura di 35-38°. La cagliata, presamica, subisce una rottura alle dimensioni di un chicco di riso con un attrezzo tipico chiamato “miscu” o “ruppi caglijata”. La massa poi trova posto negli stampi, dove viene pressata manualmente. Quindi spurga su un ripiano di legno, viene scottata nel siero caldo e inserita nella “musulupara”.
Si consuma fresco.
Senza crosta, la superficie è morbida e bianca, modellata dalle “musulupare”. La pasta è molle, morbida, umida, di colore bianco, senza occhiature.
Formaggio grasso, fresco, a pasta molle.
Bassa.
Si consuma da solo o come formaggio da tavola. Ingrediente gradito a insalate e verdure di stagione. Piacevole nella pasta, oppure per farcire dolci tradizionali.
Si presenta come una sorta di altorilievo con, in evidenza, le diverse raffigurazioni, anche sacre, intagliate nella “musulupara”.