L’editoriale / Il Cibus conferma che lo sviluppo si chiama export
L’agroalimentare italiano può salire in 10 anni dagli attuali 26 miliardi di euro in valore a 70 miliardi. Occasione ghiotta per il lattiero-caseario
E’ un dato di fatto. Mentre continua il calo dei consumi sul mercato nazionale, l’industria agroalimentare italiana è destinata a svilupparsi grazie all’export. Che potrebbe salire, secondo gli indicatori, dai 26 miliardi di euro in valore di oggi, a 70 miliardi in 10 anni.
Numeri nei quali il settore lattiero-caseario potrebbe incidere pesantemente in quanto il suo export è ancora poca cosa rispetto a merceologie affermate come vino e pasta.
È uno dei messaggi emersi dal Cibus di Parma. Un sentiment che trova riscontro nell’indice di fiducia tra le imprese dell’industria alimentare italiana, che cresce e torna in positivo, dopo oltre due anni di sentiment negativo, come rileva Ismea su un panel di 1.200 industrie italiane del settore.
Con una voglia di investire in innovazione di prodotto e/o di processo che si respira nel 37% dei casi. E se l’82% delle imprese ha in programma di mantenere invariato il proprio piano di produzione, il 9% pensa di investire per crescere, e solo il 7% delle aziende ha in programma dei ridimensionamenti.
Insomma, il Cibus lancia un messaggio forte e chiaro. Gli imprenditori dell’agroalimentare italiano fanno capire che ci sono e ci saranno: sia in termini di impegno che di investimenti.
A dare loro fiducia è soprattutto la crescita del numero di Paesi che hanno fame di Made in Italy, perché se, come spiega una ricerca di Bain&Company, i primi partner commerciali dell’Italia rimangono, nell’ordine, Germania, Usa, Francia e Regno Unito, si registra una crescita notevole e costante anche in Cina, Russia e Brasile. Inoltre, ottimi segnali arrivano anche da Paesi come Canada e Giappone e da mercati nuovi come la Tailandia.
Attenzione, non sono però tutte rose e fiori per chi esporta. Gli ostacoli da superare non mancano, a partire da un euro molto forte e che rischia di penalizzare le vendite extra Ue, alle difficoltà di pagamento che iniziano a manifestarsi anche all’estero (seppur in modo assai più blando che in Italia), con società che si stanno specializzando nell’offerta di servizi come le polizze assicurative contro il rischio di credito.
Ma, in generale, lo ribadiamo, il sentiment che emerge è più che positivo, come ha sottolineato anche il viceministro per le Politiche agricole Andrea Olivero, secondo cui “i dati positivi che abbiamo rappresentano un’ottima prova generale per Expo 2015”.
Giovanni Bertizzolo