Sei in > formaggio.it > Fausto Morabito > Un'estate ricca di gusto e di profumi

Pochi anni fa ho avuto la fortuna di trascorrere intere settimane in una regione che regala profumi, colori, immagini e scorci incredibili, specialmente se la si può “vivere” nei periodi meno affollati, quando i turisti non concentrano le attenzioni sulle sue spiagge e si riesce a carpirne gli aspetti meno commerciali e più veri. Una terra bruciata dal sole e segnata dall’asprezza del terreno che si scontra con la disponibilità degli abitanti che la popolano, una terra che regala prodotti artigianali di elevata fattura e che è molto ancorata a tradizioni millenarie, motivi decorativi che rappresentano un linguaggio simbolico, quasi sacrale negli abiti, nei tessuti, nelle ceramiche e negli intrecci.

Un codice che evoca e fa rivivere antiche tradizioni ed il carattere, forte, in mille sfaccettature che si colgono ad ogni scorcio e, se si ha la voglia  di approfondirne la conoscenza, ecco che se ne possono apprezzare gli aspetti “nascosti”. Questa è la premessa che ci ha permesso (il plurale è d’obbligo, altrimenti mia moglie si arrabbia) di “assaggiare” questa terra e “gustarla” oltre ogni misura, attraverso piatti della tradizioni e, naturalmente, formaggi, sì perché ogni terra ricca di artigianato e tradizione si rivela legata anche a pastorizia ed abilità certosine nella produzione e stagionatura di latticini.

Sia io che mia moglie siamo nati “affacciati sulla riva messinese”, nelle nostre vene scorre sangue calabrese e la costa Jonica è parte rilevante del nostro vissuto, spiagge libere e vivibili, un’estate molto lunga grazie al clima favorevole ed una natura ricca, nonostante l’arsura. Abbiamo ritrovato scorci simili ed è stato un “rituffarci” nella nostra infanzia, affascinati dall’intensità della luce che creava riflessi e colori impensabili ad ogni sguardo sul mare, rievocando i colori e le immagini della nostra fanciullezza.

In questo contesto, in contrasto ai colori che ci circondavano, senza parlarne tra noi, io e mia moglie abbiamo trovato un “bianco” che ha cadenzato le nostre giornate, un bianco ricco di gusto e di sfumature, nonostante il colore. E’ successo già dal primo giorno quando, rientrando dal mare, entrambi abbiamo fatto un giro ad un mercatino vicino alla spiaggia e ci siamo divisi per fare la spesa per poi ritrovarci a casa e condividere gli acquisti e fu così che cominciò quella che chiamai “la sagra del Pecorino”….

Ogni giorno, per almeno sei o sette giorni, ad ogni rientro in casa corrispondeva l’arrivo di un pezzo di Pecorino di diversa stagionatura, ogni volta accompagnato da indicazioni diverse (questa è della zona …., stagionato 3 mesi … ecc, ecc) ed ogni giorno, a pranzo o cena (ammetto di averlo spilluzzicato anche a colazione un paio di volte), ne abbiamo apprezzato qualche fetta. Una sera ho concluso la cena con un piatto con diversi assaggi di Pecorino “velati” da un filo di miele e da quel giorno è nata la rincorsa ad una variazione di dolce che era la naturale conclusione a questo percorso: la seadas!!!!!

E’ inutile che vi dica di che regione parli…..

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