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Ovvero: cosa fare, una volta ripresi dallo shock, quando all’estero ti spacciano uno pseudo formaggio con i buchi per vero Parmigiano Reggiano?

La scorsa primavera io e mio marito ci siamo recati negli Stati Uniti del sud, un po’ per lavoro e un po’ per incontrare vecchi amici.

La sera in cui siamo atterrati a Charleston, nel Sud Carolina, c’era la premiazione di un concorso dedicato alla miglior foto scattata al cibo con lo smartphone e inviata via Facebook. Si trattava dell’azienda di consulenza di alcuni amici, con una passione per l’arte.

Ammetto di essere stata piuttosto sicura di me: come italiana, in arrivo direttamente dall’Italia, dopo aver inviato foto scattate a gustosi piatti della dieta mediterranea mi rendeva certa della vittoria.

Ma così non è stato! Ha vinto l’immagine di un piatto vietnamita, con mia immensa delusione. Ma veniamo al punto. Il nostro viaggio è dunque cominciato all’insegna del cibo. Il buffet alla festa era a base di sushi, l’argomento principe era il cibo nelle sue molteplici declinazioni. Alla fine della serata gli amici americani ci hanno portato in un grazioso locale che potrebbe assomigliare alle nostre enoteche:  rustico, intimo, con molte etichette a vista e taglieri di formaggi e salumi accompagnati da salsine e miele.

Ho chiesto alla ragazza il nome dei formaggi e da quale dovessimo cominciare e…shock! Quella fetta che vedete a destra della foto, giallina, con i buchi e la crosta scura sfumata sarebbe dovuto essere Parmigiano Reggiano!!! Ma com’era possibile? Abbiamo chiesto conferma 2 volte, ma si, secondo lei si trattava proprio di Parmesan.

E’ scattato l’orgoglio nazionale. Eh no, quello era un oltraggio ad una delle nostre eccellenze, come potevamo chiudere un occhio? In questo caso non si è posto nemmeno il problema dell’ Italian Sounding, perché di richiami all’Italia, su quella fetta di formaggio, non ce n’erano proprio per fortuna, a parte la timida spiegazione della simpatica ragazza, che ha ammesso candidamente di non conoscere il vero Parmigiano, e che il suo distributore americano le vende (e le spaccia) “quello” come Parmigiano.

Inutile dilungarmi nel racconto del prosieguo della serata:  io e mio marito abbiamo tenuto un corso molto accelerato alla ragazza e ai nostri amici americani su come deve essere un vero Parmigiano Reggiano, il suo gusto, i mesi di stagionatura…   Ci siamo sentiti degli ambasciatori con la missione di “educare” al vero gusto italiano, in contrasto con tutto quello che viene spacciato per tale e non lo è. E’ stata una goccia nel mare, ma pur sempre un inizio.

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