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Amo viaggiare per scoprire nuovi orizzonti, usanze, sapori, paesaggi, suoni e persone, amo viaggiare perché il viaggio può diventare anche interiore ed il percorso può trasmettere sensazioni e fare vivere momenti indimenticabili ed il viaggio diventa unico.
Ci sono luoghi che ti entrano nel cuore e che lasciano un segno, posti in cui ti senti subito a casa (anche se ciò che ti circonda è diverso da dove vivi), luoghi in cui il sorriso ti accompagna per tutta la giornata e ci si sente immersi in paesaggi che ti fanno sentire parte integrante della natura che ti circonda, situazioni che vivi assaporandone ogni momento.

Luoghi in cui diventa naturale tornare per scoprire se le sensazioni si ripeteranno, ed infatti ecco che ridiventa meta del nostro meritato riposo, un Egitto vero e denso di sensazioni, suoni, colori, sapori, luci e ritmi che pervadono, alla portata di chiunque sappia adattarsi alla natura che avvolge,
Una terra in cui non c’è spazio per il concetto di pulizia ed igiene convenzionali ma in cui, se si riesce ad entrare in simbiosi con lo spirito che anima le giornate si riescono a cogliere aspetti che rendono questi luoghi “diversi e speciali”, è bastato infilarci nelle viuzze interne per cogliere le tinte forti con cui la natura indomabile ha marcato questo spicchio di terra: profumi di spezie, soffi di vento caldo di scirocco ricco di note del deserto e delle piante che l’uomo ostinatamente accudisce, bambini che giocano con semplici oggetti raccolti per strada, tessuti variopinti stesi al sole ad asciugare, capre e dromedari che convivono con gli immancabili cani e gli innumerevoli gatti che popolano ogni angolo, il richiamo del muezzin che scandisce il passare del tempo e che il venerdì sembra non finire mai, il sorriso che riempie ogni viso che incontri e che contagia il nostro umore, il rito che si ripete ogni volta che mi hanno servito ed ho bevuto un caffè turco, l’incredibile gamma di profumi che abbiamo colto assaporando un tè beduino, il piacere di sprofondare sui variopinti cuscini che riempiono ogni tettoia sul mare e che, accoglienti, ci hanno fatto sprofondare per avvicinarci alla terra e farci sentire parte di essa.

Tutto ci ha portato a vivere appieno ciò che ci circonda come parte dell’immensità e non come padrone di una natura da soggiogare, con il piacere di abbandonarci a sensazioni sopite ed a farle riemergere cogliendone tutto il sapore, attraverso ogni percezione e saziandoci anche dei colori e della luce che rende tutto più vivido e reale, non patinato ma “crudo” e “pieno”.
Entrare in acqua e scoprire quanti colori e quanta vita si nasconde sotto la cresta dell’onda, a pochi centimetri da te, abbandonarsi al silenzio di un’oasi in pieno deserto ed immergersi in una stellata in una notte beduina, godere delle sensazioni che ti pervadono dopo la fatica che ci ha portato a calpestare una spiaggia lontana, dimenticando il ticchettio dell’orologio e riscrivendo le regole del tempo dettate dal sole, rinnovando il piacere di incrociare gli sguardi ed i sorrisi di coloro che sono in sintonia con lo spirito in cui ci si sente immersi.

Ed anche il cibo regala profumi forti e sapori pieni delle note che abbiamo assaporato camminando per i vicoli polverosi, alla vista ed al palato, passando attraverso i profumi, marcati, di spezie che si avvertono ovunque.
Non si può fare a meno di assaggiare un pane arabo caldo appena sfornato , cotto in strada in un forno del suk, assieme a caldi falafel appena fritti, con pomodori e cetrioli ad insalata o con del cremoso hummus o melanzane e patate fritte, assaporare gamberi e seppie grigliati ed accompagnati da una semplice salsa all’aglio, gustare una cena di carne grigliata a base di gallina e kofta per scoprire che anche qui, dove caldo, sole e sabbia spingono a cercare qualcosa che lenisca l’arsura, si può trovare del candido, fresco e morbido formaggio, un incrocio tra uno yogurt ed un classico formaggio a pasta molle (la prima volta me l’hanno servito con una spolverata con semi di cumino), fatto con latte di capra, una vera delizia che ho imparato a gustare sia cremoso che più duro e mi ha regalato un altro sapore sconosciuto.
Ah, quasi dimenticavo di dirvi il nome: labaneh.

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